
È stato presentato a Roma il XXXIV Rapporto immigrazione incentrato sulla condizione dei Giovani stranieri in Italia. Monsignor Redaelli ai media vaticani: “L’accoglienza da sola non basta più, bisogna imparare a camminare insieme se si vuole crescere nella speranza”
Stefano Leszczynski – Città del Vaticano
L’Italia che cambia ha il volto dei giovani di origine straniera. Sono figli e figlie di immigrati, molti nati e cresciuti nel Paese e che oggi rappresentano una nuova generazione di italiani di fatto, anche se non sempre di diritto. A loro è dedicato il Rapporto Immigrazione 2025 curato da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, significativamente intitolato “Giovani, testimoni di speranza”.
Cittadini non riconosciuti
Spiega ai media vaticani monsignor Carlo Maria Redaelli, presidente di Caritas Italiana: “Da anni ,purtroppo, si parla dello ius soli o delle varie forme per dare una cittadinanza italiana a questi ragazzi che ormai sono davvero molti. Nelle scuole rappresentano oltre l’11% della popolazione studentesca e sono ragazzi che si stanno integrando nella realtà o sono già perfettamente integrati. Noi a volte ci accorgiamo dei giovani stranieri solo quando – per fortuna – aiutano le squadre nazionali a vincere”.
Ascolta l’intervista a monsignor Carlo Maria Redaelli
Una società in metamorfosi
Tra il Giubileo del 2000 e quello del 2025, la mobilità umana ha trasformato profondamente la società italiana: scuole, città, famiglie, economia e cultura portano ormai i segni di un mosaico multiculturale che non è più un’eccezione, ma la nuova normalità. Oggi in Italia vivono oltre 5,4 milioni di cittadini stranieri, pari al 9,2% della popolazione. Le loro storie, spesso intrecciate con quelle di italiani di seconda generazione, raccontano la sfida di chi cerca riconoscimento e appartenenza, ma anche la promessa di un futuro condiviso. “Non si può riservare agli stranieri un’attenzione semplicemente strumentale. Non si può dire ‘siccome ci servono li facciamo venire’. – ribadisce monsignor Redaelli – Piuttosto bisogna tener conto di un cammino da fare insieme, senza dimenticare che molti di loro vengono da situazioni di guerra o di disagio legato all’ambiente o alla povertà”.
Demografia e lavoro: gli stranieri tengono in piedi l’Italia
Senza l’apporto dei migranti, l’Italia sarebbe un Paese più vecchio e più vuoto. Nel 2024 oltre il 21% dei nuovi nati aveva almeno un genitore straniero, e 217 mila persone hanno acquisito la cittadinanza italiana. Sul piano economico, i lavoratori immigrati sono oltre 2,5 milioni (10,5% del totale). Svolgono ruoli cruciali nei settori dell’agricoltura, dell’industria, dei servizi e della cura, ma restano spesso intrappolati nella precarietà e nello sfruttamento.
Ascolta l’intervista a Simone Varisco
Lo sport, un veicolo di coesione
“Il dato non numerico, ma di concetto che emerge dal Rapporto 2025 – sottolinea il curatore Simone Varisco – è proprio la strutturalità di un fenomeno che spesso viene indicato come soltanto emergenziale, ma che ormai caratterizza da tempo la società italiana, la cultura e addirittura lo sport”. È proprio lo sport ad emergere, infatti , come strumento potente di coesione sociale, soprattutto in riferimento alle fasce più giovani della popolazione. Anche in quest’ambito, tuttavia, i dati a livello nazionale mettono in evidenza ancora profonde diseguaglianze nella partecipazione sportive tra i giovani italiani e quelli di origine straniera. E ancora più marcate risultano le disparità di genere: solo il 35% delle ragazze straniere lo pratica, contro il 62% delle italiane. Stupisce come anche in quest’ambito persistano fenomeni di discriminazione di stampo razzista. Un fenomeno che viene messo in luce soprattutto nei contesti della comunicazione digitale.
Povertà e disuguaglianze ancora profonde
Il rapporto fotografa anche le condizioni di precarietà economica e sociale degli stranieri: più di un terzo degli immigrati in Italia vive in condizione di povertà assoluta (il dato per i cittadini italiani è di uno su 10). Le difficoltà si moltiplicano sul fronte abitativo e dell’accesso al credito, rendendo così difficile la costruzione di una stabilità familiare e sociale. “Non tutti i migranti sono in situazioni di emergenza e di bisogno materiale – sottolinea Varisco – ma serve certamente una maggiore attenzione verso chi è solo, verso chi è in stato si necessità e chi vorrebbe ricongiungersi con la propria famiglia. C’è anche il tema delle comunità, che vanno comunque sensibilizzate su quello che è il valore dell’accoglienza.”
Scuola e cittadinanza: la nuova frontiera dell’inclusione
Nelle scuole italiane sono quasi un milione gli studenti con cittadinanza non italiana. Per molti di loro la scuola è il primo vero spazio di incontro e di integrazione, ma restano esclusi dalla cittadinanza formale. Il mondo dell’educazione, osserva il Rapporto, deve diventare il laboratorio in cui si costruisce la convivenza e si curano i legami sociali, superando pregiudizi e allarmi mediatici.
Un Giubileo capace di unire mondi
Il Giubileo 2025 è per la Chiesa un’occasione di rinnovato impegno: accogliere non solo chi arriva, ma anche la speranza che porta con sé. I giovani migranti – si legge nel rapporto – non sono semplici destinatari di aiuto, ma costruttori di futuro, “missionari di speranza” capaci di unire mondi e generazioni. In un tempo segnato da guerre, crisi e disuguaglianze, la loro voce ricorda che la speranza non è un sentimento astratto, ma una scelta concreta di convivenza, giustizia e pace. “L’accoglienza – conclude il presidente di Caritas italiana – diventa un nuovo modello di società e questo apre alla speranza”.